Il corso preparto con la mia ostetrica prosegue e devo ammettere che, nonostante un po’ di titubanza iniziale (sarà stato per il ravanamento del pavimento pelvico che mi ha lasciata interdetta!), mi sta fornendo delle informazioni utili.
Per adesso abbiamo analizzato tutte le fasi del parto, dai prodromi (fase in cui vengono delle contrazioni caratterizzate da irregolarità, che a quanto pare può durare da 3 minuti a 2 giorni se non di più), al travaglio vero e proprio (che ho scoperto che per una donna alla prima gravidanza può durare in media 8 ore, con picchi anche di 12/14 ore) fino al secondamento (che è la fase di espulsione della placenta). Abbiamo parlato delle ore successive al parto (due ore in cui sia la mamma che il bambino vengono tenuti sotto controllo per verificare che la prima non abbia emorragie o altre complicanze e il secondo si adatti alla vita extrauterina) e dell’epidurale, tema su cui tornerò in seguito con un approfondimento specifico.
Benchè sia stato molto interessante, il racconto dell’ostetrica è bastato a impressionarmi. L’idea di una testa che esce dall’apertura che un tempo era solo tua e del tuo compagno fa abbastanza effetto. Evidentemente la mia mentore deve averlo percepito perché all’ultima lezione ha deciso, al motto del “non hai ancora preso consapevolezza”, di deliziarmi con immagini reali di parti, placente e tappi mucosi (una roba gelatinosa che dovrei espellere qualche settimana prima del parto)…uno shock dal quale ancora fatico a riprendermi!
In ogni caso, al di là delle immagini del terrore, quello che ho capito è che informarsi prima su cosa ti aspetta è essenziale, ma che comunque ogni parto è a sé e buona parte di come andranno le cose quel giorno dipende da te e dal tuo carattere. Bisogna cercare di arrivarci riposate, di star concentrate e di lasciarsi andare al dolore, perché tanto non ci sono alternative, quella testa uscire deve uscire, opporsi non può che peggiorare le cose. Anche il padre ha un ruolo (pari a quello della carota sott’olio nell’insalata di riso) nell’aiutare la madre ad affrontare il parto… non solo deve cercare di non guardarla terrorizzato mentre urla di dolore, ma deve aiutarla a ritrovare la concentrazione e le forze per affrontare l’ennesima contrazione e credo che Marco sarà in grado di farlo.
Non riesco a immaginare come sarà e quando lo scoprirò, per il bene dell’evoluzione della specie, mi risparmierò dal raccontarvelo (o quantomeno di mostrarvene le immagini come farebbe la mia ostetrica!). Credo che l’importante sia arrivare al parto positive e, per quanto possibile, preparate, lasciarsi guidare dal proprio corpo, che, al di là di qualsiasi lettura o corso preparto, è stato creato per affrontare quel momento e pensare che qualsiasi cosa succeda è uno step inevitabile.