Per 5 notti Leo si è addormentato con il babbo anziché con me. Un’impresa che ai nostri occhi ha dell’incredibile dato il livello di tettomania di Leo. E invece, nonostante le prime due sere mi abbia cercato un po’ di più (con, confesso, mia somma difficoltà a non rispondere al suo richiamo), la presenza rassicurante del babbo deve averlo aiutato ad accettare più di buon grado il cambiamento.
Incredibile è stato anche l’effetto che questa novità ha avuto su di me. Infatti può sembrare poco il fatto che Leo si addormenti col babbo, anche considerato che dopo il primo risveglio viene nel lettone con me, ma per me questo piccolo passo è stata un’epifania.
Ho riscoperto cosa significa non essere costretta ad andare a letto alle 21 dando il mio seno in pasto a un Troll-drena linfa vitale e avere a disposizione qualche ora per fare i beneamati cazzi miei, anche se di fatto consistono nell’addormentarsi sul divano guardando RuPaul Drag Race. Nonostante la mia inconscia reticenza iniziale dovuta alla mia ansia da distacco, sono bastate poche ore tra me e me e qualche poppata in meno per sentirmi più riposata, più tranquilla, più felice, a beneficio tanto del mio umore, quanto e soprattutto della qualità del mio rapporto con Leo.
Questa riscoperta è durata 5 notti, poi Leo ha preso la febbre e chiaramente non potuto non assecondare il suo bisogno di vivermi addosso. Non vi nego che la cosa mi ha generato molto stress. Analizzando attentamente la situa, ho capito che quello che mi ha proprio stesa a sto giro è stata l’ennesima perdita totale di controllo sul mio corpo. L’improvvisazione di numeri di contorsionismo (con conseguenti incricchi letali) per assumere la posizione più comoda per lui, lo svegliarsi quarantamila volte a notte con una specie di sanguisuga gigante che ravana nel tuo pigiama e ti tira il seno come fosse slime, i calci rotanti in faccia proprio a 3 nano secondi dalla benedetta fase REM…
Dormire con lui fino ad oggi è stato per certi versi stupendo, ne serberò per sempre il ricordo e probabilmente mi mancherà da morire ma io sono arrivata, mi fermo qui.
Credo che ogni madre che intende smettere di fare cosleeping o di allattare viva il conflitto tra il desiderio di ritrovare il proprio equilibrio e l’istinto di assecondare i bisogni del proprio bimbo. Bè, questo conflitto termina quando la mamma si rompe definitivamente i coglioni di non aver il controllo del proprio corpo, tempo e spazi.
Avrebbero potuto scriverlo chiaramente nei mille libri sul sonno che ho letto: “Per fare questo passo la mamma deve essere pronta, ovvero deve essersi grattugiata i maroni fino al nocciolo”. Avrei capito subito come dovevo aspettare di sentirmi per potermi dire “pronta”a metter Leo a dormire nel suo lettino!
Mi sento in colpa nel pensar tutto questo? Un po’. Mi sento una mamma di merda? Per niente. Ho fatto e faccio di tutto per mio figlio, ammettere che mi son rotta le palle di non poter stirare un braccio senza che lui si svegli e aggredisca un mio capezzolo è solo un atto di sincerità che non sminuisce minimamente le mie (comunque scarse) qualità di madre.