accompagnamento alla nascita

GIORNO 196: LA DONAZIONE DEL SANGUE CORDONALE

Oggi voglio parlare di un tema di cui sapevo poco e niente fino a poco tempo fa, ma di cui credo sia essenziale prendere coscienza prima di affrontare il parto, ovvero quello della donazione del sangue cordonale.

Il sangue cordonale, vale a dire quel sangue che rimane nel cordone ombelicale e nella placenta dopo il parto, è ricco delle c.d. cellule staminali “emopoietiche”, capaci di generare altre cellule di sangue (globuli bianchi, rossi e piastrine). Queste cellule, che generalmente a seguito del parto vengono buttate nel cestino, se trapiantate possono contribuire alla cura di bambini e adulti affetti da malattie del sangue e del sistema immunitario, come la leucemia, il linfoma e il mieloma.

Il prelievo è molto semplice: il sangue viene raccolto dalle ostetriche successivamente della recisione del cordone ombelicale, indipendentemente dal fatto che si sia fatto parto naturale, taglio cesareo, analgesia epidurale o spinale; quindi non comporta prelievi fastidiosi per la mamma o il bambino.

COME DONARE?

Per donare basta informarsi presso il proprio consultorio di riferimento o, in alternativa, attendere il momento dell’apertura della cartella clinica in ospedale intorno alla 38° settimana. In quella sede,  la partoriente che dichiari di voler effettuare la donazione viene sottoposta ad un questionario tramite il quale vengono raccolte una serie di informazioni relative al proprio stato di salute e allo stato di salute del proprio compagno e dei parenti più prossimi (genitori, fratelli, sorelle) per verificare l’idoneità alla donazione stessa. Ad esempio, bisogna dichiarare se si è affetti o ci sono stati in famiglia casi di malattie infettive, diabete, problemi di coagulazione del sangue, tumori, malattie congenite, ecc. Inoltre, se si è già state sottoposte al tampone vagino-rettale, bisogna indicare se il tampone è risultato positivo.

Dopodiché la procedura prevede un primo prelievo di sangue al momento del parto e un ulteriore prelievo a distanza di 6 mesi dalla donazione per escludere la presenza di malattie infettive trasmissibili (epatite, HIV, ecc.). Se, trascorsi 6 mesi, l’esito del prelievo è negativo, si può procedere al bancaggio presso banca pubblica o privata.

Difatti, la donazione può essere fatta

  • per finalità solidaristiche, a favore di chiunque ne abbia bisogno e risulti compatibile. In tal caso la conservazione del sangue cordonale è gratuita, a carico del Sistema Sanitario Nazionale;

ma può essere anche essere

  • dedicata, a favore di un consanguineo del neonato  in condizioni di rischio per determinate malattie. Anche in questo caso la conservazione è gratuita, a carico del Sistema Sanitario Nazionale; o
  • autologa. In tal caso, il sangue cordonale viene conservato per uso riservato esclusivamente al proprio neonato in banche private all’estero, che richiedono il pagamento di una quota mensile o annuale per la conservazione del campione.

Potenzialmente tutte le partorienti possono essere donatrici di sangue del cordone ombelicale, salvo malattie pregresse che emergano in sede di questionario o in sede di prelievo del sangue chiaramente. Un altro limite alla donazione si ha nel caso in cui la rottura del sacco risalga a più di 3 giorni, ma è un’ipotesi remota che trascorrano tutti questi giorni senza che si cerchi di portare avanti il travaglio.

Secondo le stime dell’ospedale in cui partorirò, a fronte di circa 40 donazioni di cordone ombelicale l’anno solo 7 o 8 risultano idonee al trapianto per qualità/quantità. Un numero molto piccolo rispetto a quello delle donazioni! Per questo, a mio parere, è importante donare. Peraltro, quando non è utilizzabile per il trapianto, il sangue cordonale viene comunque utilizzato per la ricerca.

In sostanza, il parto è una grande opportunità per far del bene al prossimo e, a prescindere da quale sarà la vostra scelta, penso sia fondamentale esserne consapevoli.

Spero di avervi dato degli spunti di riflessione future mamme!

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