Di recente ho fatto il corso sulla parto analgesia (meglio nota come epidurale), uno step obbligatorio (almeno in tempi non di Coviddi) e preliminare alla visita con l’anestesista, anch’essa obbligatoria se si vuol accedere all’epidurale. Mentirei se dicessi che attendevo con ansia di farlo perché affascinata dal dibattito tra fautori del parto nature e fan degli analgesici. La verità è che tenevo a farlo perché l’idea di farmi infilare una canula con un ago tra le vertebre mi terrorizza quasi quanto quella di espellere una testa dalla vagina e volevo capirci di più per stabilire quale male preferire. Certo, nel dubbio tra l’uno e l’altro ho sempre pensato di poter meglio tollerare la prima opzione, ma da vera ipocondriaca quale sono non potevo fare una scelta del genere senza un’attenta valutazione dei rischi!
Partiamo con qualche info di base. L’epidurale consiste in un mix di analgesici che durante il travaglio vengono somministrati alla partoriente – tramite la famosa canula infilata tra le vertebre della zona lombare – per alleviare il dolore del parto. L’epidurale non ha un effetto anestetico, ma per l’appunto analgesico: nel corso dell’epidurale la donna non perde coscienza, anzi continua a sentire tutto, contrazioni uterine e “strattonamenti” del pupo da parte dell’ostetrica o del medico compresi, ma non sente (o percepisce meno) il dolore. La potenza dell’epidurale è modulabile in base al dolore attraverso la somministrazione periodica di basse dosi di analgesico (i c.d. “boli”), perciò diciamo che ogni epidurale è a sé, ed essa può esser fatta in ogni fase del travaglio attivo (salvo che non si sia già eccessivamente dilatate perché a quel punto potrebbe non aver senso farla!) ed eventualmente anche in fase prodromica.
Quanto alle possibili ripercussioni dell’uso di questa pratica sul parto in sé, ho scoperto che:
1. anzitutto, se è vero che il suo impiego può determinare un allungamento dei tempi di espulsione (in genere al primo parto il momento espulsivo dovrebbe durare sulla 2 ore e con epidurale potrebbe arrivare a 3). Tuttavia, dico io, se non sento dolore, mi potrebbe pure star bene star lì un po’ di più
2. non aumenta il rischio di dover ricorrere a un cesareo, mentre più controversa è la questione relativa all’uso della ventosa, che potrebbe essere necessario in caso di epidurale, specialmente se fatta tardivamente
3. l’epidurale potrebbe cause scosse alla schiena o alle gambe o una momentanea paralisi se la canula non è correttamente posizionata. Ansia. Tuttavia, pare che sia un’ipotesi remota e comunque temporanea.
Quanto agli effetti collaterali in generale, la conseguenza più comune dell’epidurale è un forte mal di testa che può durare anche per 5/6 giorni dopo il parto. Poco male. L’epidurale può anche causare reazioni allergiche, per questo in sede di applicazione viene generalmente fatto un bolo di prova a seguito del quale, se tutto va bene, si procede con l’epidurale vera e propria. Un’altra complicanza che può verificarsi, tanto seria quanto rara, è l’ematoma peridurale causato da un sanguinamento all’interno del canale vertebrale, che può portare in casi estremi alla paralisi degli arti inferiori. Qui il mio livello di ansia è salito ben oltre l’alloggio di San Pietro, tuttavia mi sono placata quando ho capito che gli esami del sangue (emocromo e coagulazione) da fare verso la 35esima settimana sono volti proprio ad evitare questa circostanza. Inoltre, se sia assumono aspirina o farmaci anticoagulanti, come l’eparina, nelle 12/24 ore prima dell’epidurale (cosa che io non faccio perché sono talmente ipocondriaca che ho paura anche dei farmaci) bisogna dichiararlo subito al personale medico.
Quanto ai rischio per il nano, l’epidurale potrebbe provocare depressione neonatale, cioè fenomeni di sonnolenza o insufficienza respiratoria, ma pare sia un rischio infinitesimale. Inoltre, alcuni sostengono che il legame tra mamma e bimbo sia più saldo se il parto ha avuto un decorso naturale e ciò potrebbe incidere sulla facilità di allattare o meno.
Tutto ciò detto, bisogna ricordare che i più descrivono comunque l’epidurale come affidabile e sicura per mamma e bimbo. Quindi, una volta “superato” il tema della pericolosità intrinseca dell’epidurale, possiamo passare alla fatidica domanda: se partorire è naturale, perché consentire all’uomo di intervenire laddove la natura può fare benissimo il suo corso?
Devo ammettere di aver riflettuto a lungo su questa domanda e con mia stessa sorpresa mi sono ritrovata a pensare che forse potrei riuscire a tollerare il dolore del parto. Certo, farò tutta la trafila del caso per poter fare l’epidurale nel caso mi servisse, ma non voglio già sentirmi vincolata a farla, voglio decidere lì per lì. Non so da dove sia spuntata questa idea balzana, forse è solo una manifestazione del mio inconscio che mi comunica che non ho affatto superato le mie paure legate all’epidurale. E’ possibile. Diciamo che realisticamente è molto probabile. Del resto sono la stessa persona che ad aprile ha sbattuto il mignolo contro un comodino e da allora non lo ha più toccato per paura di provar dolore. Però non so, vedremo se la penserò uguale ad inizio contrazioni!!