Marco ed io siamo andati a parlare con l’ostetrica che avevo contattato per il corso preparto. Questo primo colloquio conoscitivo è stato molto utile per chiarirmi ulteriormente le idee sul corso preparto e soprattutto per capire finalmente cosa fa un’ostetrica!
In grande sintesi, il compito dell’ostetrica sarebbe quello di assistere la gestante e la coppia nel corso della e dopo la gravidanza, offrendo servizi vari e personalizzabili. Nella pratica questo significa che l’attività dell’ostetrica può limitarsi ad un’attività di counselling prenatale, attraverso la preparazione di un corso ad hoc di accompagnamento alla nascita, ma può comprendere anche l’assistenza in fase di travaglio e l’accompagnamento in ospedale e, se uno vuole il pacchetto completo, anche il sostegno domiciliare post-partum fino in genere al sesto mese.
Del corso preparto ne abbiamo già parlato. Quanto alla sua utilità, ho raccolto le opinioni più varie: alcune sostengono che sia utilissimo, altre che non serva a nulla, ma tutte sono concordi nel sostenere che il valore aggiunto del corso preparto è la possibilità di conoscere altre coppie incinte. Cosa che chiaramente quest’anno non accadrà dato che, causa Covid, i corsi preparto vengono effettuati solo online, salvo poche eccezioni di corsi fisici ma svolti individualmente.
Quanto all’assistenza al travaglio e al parto, mi è parso un servizio molto utile perché, se è vero che tutto quello che hai imparato nel corso preparto lo scordi alla prima contrazione, avere qualcuno vicino che sa dirti come respirare e come posizionarti per soffrire meno e agevolare “l’esplusione” del baby sembra vitale! Nello specifico, da quanto spiegatomi dall’ostetrica, il suo compito sarebbe quello di rendersi disponibile in ogni istante sotto data del parto per
1. correre a casa mia,
2. capire se si tratta effettivamente di contrazioni che indicano il principio del travaglio,
3. aiutarti a sopravvivere,
4. individuare il momento in cui la gestante sarà dilatata al punto giusto per scappare in ospedale, onde evitare di arrivare lì troppo presto ed essere o rispedita a casa o costretta ad aspettare in ospedale per chissà quante ore (pare che il momento prodromico al “travaglio attivo” in una donna al primo parto possa essere anche di più di 24 ore, I WANNA DIE),
5. accompagnarti in ospedale e, Covid permettendo, stare con la coppia durante il parto (purtroppo per il momento le misure di sicurezza impongono che nessuno o al massimo uno dei due tra ostetrica e compagno entri nella sala parto).
Per quanto riguarda il post, oltre a star con te per qualche ora in ospedale dopo la nascita, l’ostetrica si mette a disposizione per assisterti nei primi giorni dopo il rientro a casa e insegnarti la famosa e a quanto pare complessa pratica del “dar la tetta”, a fargli il primo bagnetto senza affogarlo, a tenerlo in braccio senza staccargli la testa dato che non avrà muscoli cervicali, ecceccecc.
Tutto sommato, considerato anche che purtroppo non abbiamo molti parenti che ci possano aiutare specialmente nella fase post, credo che avere un’ostetrica nei paraggi potrebbero tornarci utili. Peraltro, l’ostetrica con cui abbiamo parlato ci è sembrata una ragazza sveglia e preparata, ci ha fatto davvero una buonissima impressione (diversamente da quella che noi abbiamo fatto a lei dato che Marco ha pensato bene di dirle che sembra più vecchia di 10 anni, cosa che probabilmente ci costerà un supplemento del 20% sulla sua tariffa ordinaria…!)
Ho chiesto consiglio anche al mio ginecologo per sapere cosa ne pensasse e devo dire che le sue riflessioni sul punto sono state persuasive. Dopo un momento amarcord dedicato alle ostetriche di una volta (“le vere ostetriche”) e dopo avermi fatto capire che a partorire son buone pure le scimmie, il ginecologo ha constatato che in fondo io sono proprio “il tipo da ostetrica”…del resto, come lui stesso dice spesso, sono una “paziente complessa”, il suo modo simpatico per ricordare che sono l’incubo di ogni medico: ansiosa per nascita e ipocondriaca per professione, ho una specializzazione in ricerca di sintomi non classificati e autodiagnosi di sindromi impronunciabili con corredati attacchi di panico che si manifestano principalmente nelle ore notturne, nei weekend e alle feste comandate. Probabile che il suo sia solo un tentativo di liberarsi di me… Cosa che non gli riuscirà perchè, come gli ipocondriaci come me sanno bene, two specialisti is mejo che one!